Diario del Tirocinante 2019 #2

Carissimo,

Ogni volta che parto verso nuove esperienze mi piace pensare di viaggiare con uno “Zaino di Vita”, grandissimo, con tante tasche e cerniere, ma completamente vuoto. Strano a dirsi, in un viaggio a cosa può servire uno zaino vuoto?

Facile, ad essere sovraccaricato di emozioni, incontri, luoghi, insegnamenti, ma anche dubbi e paure. Ecco cosa mi porto a casa da questo mio CFT, ma partiamo dal principio.

Il punto d’incontro è per tutti al Foro Italico, un arcobaleno di fazzolettoni riempie il grigio del pomeriggio che ci accoglie. Subito veniamo divisi in piccole pattuglie e le nostre strade si dividono, siamo diretti tutti in luoghi simbolo di scelte di servizio e di una Palermo che ha a cuore l’interesse per gli ultimi. Ascoltiamo le storie di chi ci accoglie e prestiamo loro la nostra voglia di fare.

Poi nuovamente in strada per raggiungere il luogo che ci avrebbe ospitati per i giorni seguenti, la mia “casa”, Volpe Astuta, che ogni volta ha tanto da donarmi. Questa volta è toccato alla NEVE e da palermitana non sai che emozione vedere la base imbiancata. Non c’è mai fine alle bellezze che questo luogo ha da offrire.

In cerchio, davanti ad un grande sole, simbolo della nostra terra, ci viene posta la fatidica domanda: “Cosa ti aspetti da questo CFT?” alla quale, ammetto, non è stato facile rispondere così su due piedi: “Mi aspetto grandi e piccole cose, come in ogni attività che vivo. Cerco sempre il più possibile di vedere il bello in ciò che la gente ha da offrirmi e in particolare in questo importante momento di formazione, ma più di tutto mi aspetto di tornare dai miei ragazzi piena di gioia e voglia di divertirmi”. In poche parole, la semplicità e la bellezza della condivisione e della crescita.

Le giornate si alternano tra un’immersione totale in tutto quello che muove le fila del grande gioco che è lo scoutismo, che dopo questo incontro tanto gioco non sembra più, qualcosa di caldo per rinvigorire l’animo e le ossa congelate, e qualche fiocco di neve, che rende il tutto ancora più suggestivo. Escono fuori nuovi concetti, parole, progetti, programmi, patti, attività già vissute ma analizzate sotto altri punti di vista, ed un “Aaaaaah, così si chiama? Ora ho capito!” collettivo a conferma del fatto che tutti noi fino a quel momento avevamo solo partecipato e non pensato, ideato e messo in atto le attività.

E poi le testimonianze, intense, forti, attuali, concrete. Chi ci ha raccontato la storia di Fondo Micciulla, testimoniando la forza della resistenza e della fiducia che molti prima di noi hanno riposto nella possibilità di cambiare, chi l’intricato quanto fantastico mondo che è l’Agesci, chi invece la forza di non arrendersi mai e di perseverare nel raggiungimento di ciò a cui teniamo e soprattutto amiamo.

Sai, se dovessi riassumere questa esperienza, utilizzerei una sola parola: “Ah!!”. Riduttivo, ma veritiero. Sono questi i momenti e le esperienze che ti danno la possibilità di metterti realmente in gioco, di spenderti fino alla fine e non per un tornaconto personale, ma per gli altri. Perché credi, speri, ami e vivi in modo pieno solo per donare un attimo di felicità a quei ragazzi che scelgono di crescere con e grazie a te. È vero che educare è un atto d’amore, ma non credevo che potesse essere un sentimento così forte e potente da entrarti fin dentro le ossa.

Torno a casa con uno zaino stracolmo, piena nello spirito, nel cuore e nella fede.

Beatrice Ganci – Tirocinante del Palermo 1

 

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