Putie e Putiari, Caccia di Primavera 2018

Un prato verde, i bambini che giocavano, gente che suonava, ballava, cantava”.

Tutto comincia con il sogno di Giuseppe, Peppino per gli amici, un impiegato palermitano. Giuseppe sogna di quand’era bambino, quando la domenica andava al Foro Italico, con i suoi genitori, a giocare. Lì c’era sempre tanta gente, si sentivano quegli odori, quelle urla festose, quei sapori che ormai non si sentono piu’. E allora perché non aiutare Giuseppe a rivivere quei bei tempi andati?

I lupetti ricevono quindi un invito ad incontrarsi al Foro Italico domenica 6 maggio alle 08.30 del mattino per  realizzare il sogno di Peppino.

Dopo la Santa Messa, celebrata da Don Sergio Meli, che  richiamando il brano del Vangelo secondo Giovanni, ribadisce quanto sia importante amarsi l’un l’altro, ci riuniamo in cerchio. E’ in questo preciso istante che comincia l’incanto: mi soffermo a guardare i visi dei nostri fratellini, un’esplosione di emozioni: la gioia, la meraviglia, l’attesa: in tutti leggo la stessa domanda “ chissà cosa succederà?  Ad un tratto, al centro del cerchio si materializza lui, Peppino, che continua a dormire e sognare. Ma cosa succede? Improvvisamente i personaggi del sogno di Giuseppe prendono vita e irrompono nel cerchio; sono i vecchi putiari di Palermo: u giardinieri, a sarta, u giocattolaio, u piscatori ecc….sono tanti e  cominciano a reclutare lupetti nelle loro putie. La risposta non si fa certo attendere e nell’aria riecheggia il loro gioioso “si, eccoci”.  In ognuna di queste i lupi reclutati, cominciano a conoscere alcune storie semplici della tradizione palermitana e dopo aver osservato, deducono che è il momento di agire. Ognuno di loro impara l’arte di quei vecchi mestieri e giochi e, con quello che impara, costruisce qualcosa, sempre con la loro instancabile voglia di fare.

Ecco che il sogno di Giuseppe diventa realtà: al Foro Italico ci sono di nuovo tanti bambini che giocano al teatrino, che cantano canzoni siciliane, che preparano cannulicchi e sciu’, che giocano a campana, esattamente come succedeva tanti anni fa. È proprio il caso di dire “ si respira proprio quel clima di famiglia felice” che caratterizza le nostre cacce.

Alla fine i fratellini di ogni putia si rendono conto che non possono tenere per loro quello che hanno vissuto, e decidono di condividere l’esperienza fatta con quelli delle altre putie .

Adesso Giuseppe è felice.

Per terminare questa fantastica caccia, ci riuniamo tutti nel consueto cerchio finale, i visi sono tutti felici, nell’aria riecheggiano le notte allegre di  “Un bravo lupo”  e ad immortalare questa giornata straordinaria ci pensa u’fotografo, che scatta una foto ricordo di ogni branco. Tutti i lupi tornano a casa felici di aver aiutato Giuseppe, ma soprattutto di aver conosciuto un pezzo della tradizione di Palermo e della Sicilia, che prima non conoscevano.

E, come direbbe un nostro amico, “è stata davvero una buona caccia”.

 

Luisa Provenzano – Akela del Palermo 3

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